Casatenovo venne fondata dalla famiglia Casati, alla fine del X secolo, e da lì in poi conobbe un grande sviluppo. Nonostante siano passati diversi secoli, ancora oggi possiamo ritrovare nel nostro territorio, innumerevoli edifici, che hanno sorprendenti storie, ancora da conoscere…
Noi alunni di terza media abbiamo avuto la possibilità di conoscere questi luoghi attraverso un’uscita organizzata dalla nostra scuola. A farci da guida ci sarebbe stato il professor Aldo Villa accompagnato dal sig. Francesco Biffi dell’Associazione Sentieri e Cascine.
Abbiamo scoperto subito che la costruzione che oggi ospita la nostra scuola a metà del 1900 non era ancora presente sul nostro territorio, al suo posto vi era infatti un grande prato in cui i bambini andavano a giocare a calcio.
Abbiamo iniziato il nostro percorso e la prima destinazione è stato il villaggio Vismara, costruito per ospitare gli operai dell’omonima ditta, successivamente all’industrializzazione di Casatenovo tra gli anni ’50 e ’60. Questo luogo era, ed è ancora dotato di una piccola chiesa dedicata a Sant’Elisabetta, di cui abbiamo potuto ammirare la grande vetrata: dipinta nel 1953 dai pittori lecchesi Paolo Rivetta e Ubaldo Pozzo, essa rappresenta l’assunzione di Maria, che è attorniata dagli apostoli che assistono alla scena.
Nella seconda tappa abbiamo percorso la via del Lavoro e davanti all’ufficio postale il professor Aldo Villa ci ha illustrato parte della storia del salumificio Vismara, la quale fu la ditta più importante di Casatenovo, poiché dava lavoro a più di 2000 operai. La guida ci ha raccontato un piccolo aneddoto: quando la ditta era ancora attiva, i lavoratori, durante la loro pausa, si spostavano contemporaneamente in grande numero verso la mensa che si trovava dove ora vi è il supermercato Conad. Per evitare disagio al traffico si decise di costruire un tunnel sotterraneo, largo quanto la strada, per far passare gli operai: il tunnel in realtà però non venne mai utilizzato. Nello stesso periodo vi era a Casatenovo anche un’altra ditta, la Vister, che era la divisione farmaceutica della ditta Francesco Vismara e realizzava farmaci utilizzando gli scarti del maiale.
Spostandoci dalla piazza di una decina di metri in via Castelbarco, siamo arrivati davanti alla Chiesina di San Rocco.
Questa piccola struttura era costituita originariamente da un altare, circondato da quattro colonne e aperto sui tre lati. Successivamente, fu completato per volere di San Carlo intorno al 1630, epoca in cui la peste imperversava in Europa. . Durante gli anni subì della ristrutturazioni, anche grazie al contributo della famiglia Casati e da fondi ricavati da alcune feste che si svolgevano nel mese di Agosto, fino a diventare quella che tutt’oggi vediamo. Ad accoglierci, vi era il figlio del custode della chiesina, il signor Riva , che per anni si è impegnato a mantenere la bellezza della chiesina e a migliorarla.
Successivamente, ci siamo diretti verso la biblioteca e, imboccando un piccolo viale, ci siamo ritrovati davanti ai cancelli della maestosa Villa Greppi di Bussero.
Abbiamo conosciuto subito il proprietario, il sig. Pietro Greppi, che, con molta disponibilità, ci ha raccontato la storia di quella struttura. Essa era stata edificata nel 1775, basandosi sulla quella a U di un’antica masseria, ed era stata voluta da Francesco Casati, che ci risiedette fino al 1837, anno della sua morte. Essendo l’ultimo erede della famiglia Casati, la Villa passò all’ospedale Maggiore di Milano. Successivamente, nel 1853, essa venne acquistata da Giuseppe Greppi di Bussero, esponente di una nobile famiglia milanese, che la tramandò di generazione in generazione fino ad oggi.
I proprietari ci hanno poi condotto in cantina, dove abbiamo visto i resti della struttura con cui si produceva un tempo il vino. Oltre a quello, attraverso una potente torcia, ci hanno fatto osservare la ghiacciaia. In quel luogo veniva conservato il cibo, quando ancora non esistevano le comodità di oggi. In seguito, ci hanno portato in un’altra stanza, dove risiedevano le, ormai inutilizzate, botti. Per concludere la visita, ci hanno portato sulla facciata posteriore della Villa, che si apre su un grande parco.
La nostra ultima tappa è stata Villa Lattuada, dalla quale eravamo già passati all’inizio della mattinata, ma in cui non eravamo ancora entrati.
Per comprendere meglio la storia di questo luogo bisogna fare un salto all’indietro nel corso della storia. Nel 1492 infatti venne costruito sul poggiolo della villa il primo monastero dai Padri Domenicani di Santa Maria delle Grazie in Milano, ma l’edificazione fu possibile soltanto grazie ai fondi stanziati da Filippo Maria Sforza. Nel 1785 la proprietà fu però venduta e il luogo venne sconsacrato. Arriviamo però ai tempi più recenti… Tra il 1883 e il 1885, Giuseppe Lattuada decise di far costruire una strabiliante villa proprio sull’antico poggiolo di “Quattro Valli”. Il risultato fu straordinario, grazie all’elegante sagoma delle facciate, alle guarnizioni in marmo bianco, ai tetti inclinati che richiamano castelli tedeschi e cattedrali gotiche.
Noi ragazzi abbiamo avuto la possibilità di visitare alcune stanze interne. Chiunque entri in una di queste resterà di certo meravigliato dai grandi lampadari in cristallo e di vetro di Murano che pendono dal soffitto e dalla grande quantità di luce che penetra dall’esterno. Le pareti e i pavimenti bianchi danno inoltre un senso di purezza ed eleganza al contesto. Abbiamo inoltre passeggiato attraverso una piccola parte dell’enorme giardino che la circonda, nel quale si trova anche una serra, ormai caduta in disuso, ma comunque affascinante, data anche la sua grandezza.
Finita la visita alla Villa, siamo ritornati a scuola, consci di aver appreso alcune delle curiosità sui Tesori di Casatenovo, che non tutti si possono vantare di conoscere. Chissà se la nostra città ha ancora in serbo qualche altra sorpresa per noi. Lo scopriremo in futuro!
(Anja e Alessandro, classe III B, Scuola secondaria)