Immaginate di entrare in una stanza con 26 preadolescenti, immaginate che di questi 26 13 siano ragazze. Proiettando nel futuro queste 13 ragazze, senza essere chiaroveggenti, solo basandovi sui dati attuali, sapete che di queste 13 ragazze quasi tutte subiranno una discriminazione legata al proprio genere e almeno 4 saranno vittime di violenza.

E’ un pensiero che facilmente si somma alla lista di quello che ci tiene svegli la notte; c’è però una buona notizia: qualcosa per arginare questi fenomeni viene già fatto ed è l’educazione, quella che trasmettiamo tra i banchi di scuola e quella che si fa a casa, nello sport e all’oratorio.

Molti e molte docenti quest’anno hanno contribuito assieme alle loro classi all’allestimento dell’esposizione “Contro la violenza sulle donne” ancora visibile nell’atrio e nei corridoi della sede della secondaria di primo grado di Casatenovo. Grazie a questo sforzo collettivo abbiamo avuto la possibilità di riflettere insieme ad alunni e alunne sui concetti di stereotipo e sulle varie forme di violenza. In occasione dei colloqui pomeridiani del 23 novembre, i genitori sono stati accolti con un importante messaggio: a noi tutti e tutte interessa costruire una società che metta un fermo alla violenza dilagante e sempre più pubblicizzata.
E’ stato un enorme dolore muoverci sapendo che il nostro impegno sia corrisposto ai fatti di cronaca riguardanti Giulia Cecchettin, ma forse proprio questi eventi ci fanno sentire ancora di più l’esigenza di stringerci attorno a importanti obiettivi comuni: parità, giustizia, tutela, considerazione, fiducia.

Alle ragazze abbiamo detto di tutto sulle situazioni (e persone) da cui fuggire, come difendersi, a chi rivolgersi e guardandole sedute nei loro banchi ci viene facile preoccuparci per le discriminazioni e vessazioni che potrebbero subire in quanto donne…

Voglio quindi fare quello che tanto spesso facciamo con i nostri alunni e alunne, vi faccio una domanda: ma ai nostri ragazzi, maschi, che cosa stiamo lasciando? I tempi sono maturi per ragionare e agire in questa direzione: aiutare a riconoscere le emozioni e le pulsioni violente, controllarle o saper chiedere aiuto quando questo non sembra possibile, ma anche solo chiedere insieme un trattamento avulso da stereotipi che privilegi gli uni a disfavore delle altre.

 

(prof.ssa Raffaella Iorio, Scuola Secondaria)