“Qua, o padre Leneo, qua o padre Leneo, vieni e tolti i calzari tingi con me le tue gambe nude spremendo vino”.
Nel chiaro quadro agreste delineato da Virgilio nelle Georgiche, Dioniso–Bacco è strettamente associato alla vite e ai suoi frutti: gli acini succosi riuniti in grappoli che, stando alla tradizione letteraria, il dio avrebbe regalato agli uomini affinché ne ricavassero una inebriante bevanda, ovvero il vino.
La viticoltura nel territorio intorno al lago di Como e sulle colline brianzole ha origini molto antiche. Se ne trovano numerosi riferimenti sia nei testi romani sia nel corso del Medio Evo e dell’età moderna. Per secoli questi territori hanno prodotto vini, considerati leggeri e rinfrescanti, per l’autoconsumo locale e per il mercato, soprattutto di Milano. Di sicuro il testamento redatto nell’879 dall’arcivescovo di Milano Ansperto certifica l’esistenza di molti fondi coltivati a vitigno proprio nella zona di Biassono, di cui il prelato era originario.
È però a partire dal 1800 che le testimonianze si fanno più sistematiche e scientifiche, grazie anche all’azione della Commissione Ampelografica, che ha lasciato un preciso elenco delle decine di vitigni presenti localmente già nel XIX secolo, tra cui la celebre Verdesa, tradizionale vitigno bianco della zona. Il censimento attivato dal Consorzio Agrario Brianteo accertò infatti l’esistenza della coltivazione in Brianza di ben 46 tipi di uve; ma la stessa commissione incaricata di indicare quali fossero i tipi più adatti ai terreni e ai climi della Brianza decretò di limitarsi alla più idonea e vantaggiosa coltivazione di Cornetta, Barbera, Uvetta, Malvasia e Barbasina.
La varietà dei vitigni fu coltivata fino alla metà del XIX secolo, epoca della drammatica e devastante fillossera, comparsa per la prima volta nel 1879 nella zona di Valmadrera.
Prima dell'infestazione la coltivazione della vite maritata”, così detta perché le viti erano sostenute dai gelsi, aveva raggiunto alti livelli di produzione. Il parco di Montevecchia rimane comunque al centro della produzione di vini lecchesi e questo è sicuramente un settore che sta facendo conoscere meglio la Brianza contadina. Il suo potenziale vitivinicolo non ha nulla da invidiare ad altre terre lombarde del vino ed è un valore aggiunto che deve essere salvaguardato.
(Classe IB Secondaria, anno scolastico 2015-2016)