Tutti noi usiamo l’acqua per lavarci, per pulire la casa, per cucinare e per molti altri motivi; ma ci siamo mai chiesti che fine fa dopo essere scesa nello scarico?

E come si fa a ripulirla dai rifiuti organici e inorganici? Come veniva usata l’acqua nei secoli scorsi?

Con questo pretesto, le classi seconde della nostra Scuola Secondaria di Primo grado, nel mese di marzo, si sono recate a Merone, un paese in provincia di Como, dove hanno potuto visitare i mulini di Baggero  e il depuratore ASIL (Azienda Servizi Integrati Lambro).

Baggero è una piccola frazione di Merone attraversata da un canale del Lambro. Qui, gli alunni, sono stati accolti da Marta, una studentessa universitaria, che ha raccontato dettagliatamente la storia dei quattro mulini presenti. Questi risalgono al 1722.

                                                                                

Nei secoli scorsi i mulini erano indispensabili per le attività artigianali praticate nel territorio: sul corso del Lambro erano presenti più di duecento ruote che azionavano macine, telai, forge e pompe.

A Baggero c’erano sette mulini, tre dei quali, purtroppo, sono andati perduti. Il primo, dei quattro rimasti, serviva  il negozio di uno zoccolaio; il secondo serviva un oleificio mentre il terzo e il quarto erano collegati rispettivamente ad un setificio e ad un mugnaio. Quest’ultimo, oltre a produrre farina, ricavava anche l’olio dai semi di ravizzone, colza e girasole.

                                                               

Il Boom economico ha portato alla scoperta di nuove materie prime, di altre fonti di energia e ha portato alla costruzione di grandi fabbriche come il cementificio; dopo questo evento i mulini caddero in disuso e vennero lasciati in condizioni di degrado.

Marta e i suoi collaboratori, attuando opere di riqualificazione e di ristrutturazione, si sono presi cura di questo sito facendone un museo.

                                                               

Per questo progetto di recupero hanno ricevuto numerosi premi fra i quali quello nazionale per l’Innovazione. Il loro progetto non si è fermato qui, infatti hanno intenzione di produrre energia idroelettrica utilizzando proprio l’antico mulino.

Successivamente le classi, percorrendo poche centinaia di metri a piedi, hanno raggiunto il depuratore ASIL. Questo riceve i liquami da 38 comuni (27 situati nella provincia di Como e 13 in quella di Lecco). Il 90% del totale sono rifiuti domestici, il restante 10% proviene da fabbriche e industrie.

Una giovane ingegnere ha spiegato le diverse fasi della depurazione:

  • L’ impianto depura 15 milioni di metri cubi annui di liquami e tutte le volte la depurazione parte con una grigliatura grossolana fino a mezzo centimetro. Questo fa si che gran parte dei rifiuti solidi come calze, giocattoli e cotton fioc vengano eliminati. Prima di questo processo è però installato un autocampionatore che preleva, ogni ora, un campione di acqua in entrata dalle fogne.
  • Dopodiché il liquame viene sollevato una sola volta grazie a sei pompe; avviene così una grigliatura fine grazie alla pendenza delle tubature.
  • Il liquido viene poi fatto riposare in grandi vasche dove, attraverso il processo della decantazione, avviene la disoleatura e la dissabbiatura; questo accade poiché a riposo i grassi (o oli) vanno a galla mentre la sabbia si deposita sul fondo.
  • Poi vi sono i trattamenti biologici: attraverso i fanghi attivi si decompongono le sostanze organiche. Questi ultimi comprendono batteri, decompositori e microrganismi presenti naturalmente nei fiumi o nei laghi. I liquami entrano in grandi vasche nelle quali sono allevati questi fanghi attivi.
  • Questi fanghi, per decomporre i rifiuti, hanno bisogno dell’ossigeno; per questo motivo il liquame rimane a contatto con l’atmosfera e grandi spazzole, “Mammut”, in continuo movimento, garantiscono l’ossigenazione necessaria.
  • Nella fase successiva si ha la defosfatazione: dei sali d’alluminio e di ferro reagiscono chimicamente col fosforo permettendo così di essere separato.

Finite queste fasi, l’acqua viene fatta riposare in tre grandi vasche per far si che i fanghi attivi si depositino sul fondo e si separino dal resto.

L’acqua, prima di essere immessa nel Lambro, viene controllata attraverso un secondo auto campionatore.

I fanghi di scarto raccolti, chiamati “fanghi di supero”, vengono riutilizzati in due modi principali: essiccati ed usati come combustibile nelle industrie; disidratati e usati come fertilizzante nell’agricoltura.

Dopo la dettagliata spiegazione, le classi si sono recate nel laboratorio dove hanno potuto assistere ad alcuni esperimenti chimici.

È  stata una visita molto utile che ha fatto capire ai ragazzi quanto sia importante valorizzare il territorio e quanto sia necessario tutelarlo con strumenti importanti come l’impianto di depurazione di Merone.

(Cetti Margherita, Classe IIB, Scuola Secondaria di Primo grado)