La giornata “NESSUN PARLI” ha aperto un varco nella routine della vita della scuola, di alcuni suoi fruitori ha suscitato il bisogno di comunicare senza essere scoperti. Questa circostanza ha messo in luce le numerose possibilità di  comunicare che esistono ed il fatto che consapevolmente ne trascuriamo molte. Mi ha colpito la casualità con cui questo evento ha dato senso al bianco e al nero, due colori che non amo particolarmente ma che si sono imposti nella mia esperienza scolastica in modo prepotente. Ne ho scoperto il significato grazie ad un alunno, che in questi colori vede racchiusa non soltanto la fede calcistica ma anche la sua vita.

Abbiamo allora provato ad indagare il valore simbolico del bianco e del nero, da cui è nato un viaggio introspettivo, una dialogo non detto, costruito in un gioco di rimandi di frasi. Nasce così una piccola raccolte di  poesie che dell’alunno  A. raccontano la  ruvida essenza. Eccola

IL MIO BIANCO E IL MIO NERO                

Vorrei continuare a dormire,

per non sentirmi obbligato ad essere,

per non sentirmi costretto a fare,

per non dover ascoltare,

per non dover indossar ,

la maschera giusta.

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Il bianco copre, nasconde,

ma pone domande;

il nero parla, forte e chiaro;

urla sentenze

brucia risposte in un fumo denso;

è un urlo di rabbia che lacera l’anima,

e apre le porte del silenzio.

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La vita a volte è un pugno allo stomaco,

è  nebbia sugli occhi,

è una voce che accusa,

è una mano che sfida,

è una gabbia che stringe,

è una strada chiusa,

è l’inchiostro nero su foglio bianco,

è un pallone che sfonda la porta,

è una corsa a perdifiato,

uno scontro di  mani.

È fuga dal passato,

bisogno di presenza.

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Lancio che stride,

come freccia che fende l’aria, che vola lontano.

Il braccio teso e il respiro accompagnano la sua corsa,

lasciano tracce nell’aria,

sollevano urla di gioia,

nutrono pensieri di vittoria.

(A.C., Scuola Secondaria)