Nelle società primitive il cielo era come una carta geografica, un calendario, un orologio.
Era parte integrante della vita quotidiana.
Con il progresso tecnologico abbiamo perso l'abitudine di guardare il cielo e abbiamo dimenticato il linguaggio delle stelle; facciamo fatica anche a vederle a causa dell'inquinamento o delle luci delle città.
Nelle epoche passate la conoscenza del cielo era molto più diffusa di oggi: le stelle indicavano la rotta ai marinai, la strada da seguire alle carovane; ma senza andare tanto lontano nel tempo i nostri nonni o bisnonni guardavano la volta celeste per sapere se era il momento della semina o di imbottigliare il vino.
Dalla curiosità degli uomini antichi sono nati i miti delle costellazioni
Le stelle infatti erano come puntini luminosi che uniti da una matita immaginaria formavano in cielo figure che sembravano guerrieri, uccelli, cavalli, fanciulle, carri, strumenti musicali, orsi, cani. Così sono state inventate le storie di questi personaggi, che raccontavano e ci raccontano ancor oggi le gesta di un popolo, le sue credenze e le sue tradizioni.
Tutti i popoli antichi si sono raccontati anche attraverso le costellazioni del cielo: i greci, gli arabi, i fenici, i romani, i cinesi.
Noi ci siamo soffermati sui miti delle costellazioni della Grecia antica, perché fu Tolomeo, astronomo greco del II d.C, a scrivere il primo trattato di astronomia.
Se volete fare un viaggio con il naso all’insù tra le costellazioni e i miti, visitate il nostro sito dove troverete il lavoro realizzato in questo primo periodo dell’anno con l’insegnante di Italiano e di Scienze.
www.mitiecostellazioni.blogspot.com
(Gli alunni della classe 1 B Scuola secondaria di primo grado, disegni di Arina e Jordano)