Quante volte abbiamo letto o ascoltato fiabe. Con "C'era una volta..." abbiamo sognato di essere in luoghi fantastici in compagnia di personaggi unici. Ora gli alunni della classe 1 A della Scuola secondaria presentano una loro originale versione di quelle fiabe...

Un antico insegnamento ci raccomanda di ricordare che non conta come si è fisicamente, ma, al contrario, (come il Brutto Anatroccolo alla fine diventa cigno) la vera bellezza è quella dell'animo. Quindi, che si può e si deve amare una persona per le virtù e le qualità umane, e che non ha nessuna importanza se questa persona non è esteticamente attraente. Un tema universale, probabilmente uno dei più ricchi di significato, questo, sempre valido, che la fiaba della Bella e la Bestia da secoli ci insegna; e come essa, molti altri bellissimi racconti, ricchi di sentimento e importanti spunti di riflessione sempreverdi.

UNA MAGICA MASCHERA DI BONTA'   (di Sara V.)

Tanto tempo fa un re di nome Uther Pendragon viveva in un grande palazzo. Egli era un amorevole sovrano e padre; aveva un figlio, il valoroso principe Artù, e una figliastra, la gentile principessa Morgana, affidatagli da un suo carissimo amico sul letto di morte.

Il regno in cui i Pendragon vivevano era la magnifica Camelot!

Il re, molto tempo prima della nascita di suo figlio, impose una legge che vietava qualsiasi utilizzo di magia e di incantesimi.

Un giorno, quando il principe era ormai diventato grande e bello, arrivò in città un potente stregone, Merlino, che voleva a tutti i costi la morte di re Uther. Questi riuscì a fingersi uno dei servitori personali del re e ad entrare nel castello.

Provò molte volte ad avvelenarlo o a fargli cadere addosso lampadari, ma Morgana, la sua figliastra, riusciva sempre a salvarlo, avendo scoperto il piano di Merlino e possedendo anche lei dei magici poteri con i quali proteggeva il patrigno a sua insaputa.

Un giorno svelò questo al suo fratellastro, il principe Artù, che le credette. Insieme decisero che sarebbero andati dal padre e gli avrebbero detto tutta la verità. Merlino doveva essere smascherato e rinchiuso in prigione per tutta la sua vita.

L’indomani si recarono nella sala del trono dove chiesero udienza al padre. Gli raccontarono tutto quello che sapevano: lo misero in guardia e gli suggerirono di farlo imprigionare.

Uther non voleva credere che il suo più fidato servitore fosse un mago malvagio il cui unico scopo era ucciderlo. Li mandò via arrabbiato: non potevano dire quelle cattiverie nei confronti del suo fedele aiutante.  Era troppo affezionato a Merlino  e abbagliato dal suo educato modo di fare. La lucida mente del re era offuscata e non vedeva nessuna malvagità.

Una sera, mentre cenava in compagnia di Merlino, Uther bevve un sorso di vino avvelenato che gli era appena stato versato; dopo pochi secondi inizio a faticare a respirare; chiese aiuto a Merlino, ma questi  si mise a ridere e disse: “Avresti fatto meglio ad ascoltare i tuoi figli. Ora è troppo tardi e la tua fine è vicina”.

Il re morì  con un solo grande rimpianto: non aver ascoltato la voce dei suoi amati figli quando lo avevano messo in guardia contro quell’impostore di Merlino.  Non era riuscito a vedere il male che si celava dietro quell’apparente bontà.

Dopo la morte del re, venne organizzato un gran funerale a cui parteciparono tutti gli abitanti del regno di Camelot , ma anche quelli dei regni vicini  che erano stati aiutati da Uther affinché venisse garantita la pace.

Al trono salì il principe Artù che ordinò subito di armare l’esercito per trovare il malvagio mago Merlino e vendicare la morte del padre.  

A capo di uno squadrone partì anche la principessa Morgana che grazie a un potente incantesimo riuscì a trovare il fuggitivo: lo portò a Camelot dove venne rinchiuso in una magica cella che neutralizzava tutti i suoi poteri. 
Da quel momento in poi nessuno seppe più nulla di Merlino e tutti vissero in pace. Il regno di Artù crebbe prospero e forte nel ricordo di re Uther, un uomo buono che lasciò tanto amore nei cuori dei suoi sudditi.

 

IL BRUTTO ANABROCCOLO

    (di Alessia F.)

C'era una volta un contadino che coltivava carote, cipolle, fragole, patate, broccoli e rape.

Dopo alcune settimane, finalmente i suoi ortaggi erano pronti per essere colti. Iniziò con i broccoli: tutti erano buoni tranne uno che era marroncino, invece che verde, sembrava mezzo marcio e per questo il contadino lo chiamò Anabroccolo. 

L’ortaggio si sentiva diverso e veniva spesso preso in giro, ma un giorno si vendicò. 

Una mattina si "sganciò" dal terreno e andò in cantina a prendere la vernice marrone. Mentre gli altri broccoli dormivano, li verniciò tutti e divennero brutti come lui. 

Giunte le 7.00, il contadino si svegliò e andò a raccogliere, come sempre, le sue verdure. Si accorse subito che i broccoli erano diventati marci in una sola notte: il loro colore marrone non faceva avere dubbi!

Dovette buttarli via, tranne Anabroccolo che si era verniciato di verde, sembrando così perfettamente sano.  Questo, però, non bastò: presto morì anche lui perché era ormai vecchio e marcio nel suo interno. 

Al povero contadino non restò che seminarne altri con la speranza che questa volta potessero crescere sani e…buoni.

 

I SETTE BAMBINI (di Simone B.)

C’era una volta nove corvi, sette maschi, una femmina e la mamma.
La mamma e la sorellina erano molto bisbetiche e ogni giorno si lamentavano: “Voi sette corvacci non potete giocare a fare i nidi! Non potete usare i ramoscelli!”.

Ogni cosa veniva proibita.

Un giorno la mamma, di cattivo umore (come se fosse una novità), disse: “Vorrei che voi sette ve ne andaste via, almeno io e Lola potremmo vivere meglio!”.

Alle parole della mamma i poveri sette corvi divennero sette bambini e decisero di andare via a cercare una nuova casa!

La mamma corvo si disperò:” No, vi prego figlioli, tornate!”; ma ormai era tardi, i bambini erano già lontani.

Passarono i giorni e le notti, e i bambini nella loro casa costruita vicino al fiume erano tristi. Un giorno tutti insieme iniziarono a lamentarsi e dicevano:” Voglio la mamma…”. Decisero quindi di ritornare a casa.

Quando la mamma li vide andò loro incontro, gracchiando felice: “Vi voglio bene ragazzi miei!”. 

A quelle parole anche lei e la figlia divennero umane e tutti insieme si recarono alla casetta sul fiume dove vissero per sempre felici e contenti.

  

LE SETTE NEVE E IL GRANDE NANO (di Pietro B.)

C’era una volta una piccola casetta di legno in campagna dove abitava un nano molto cattivo, Nanonik, che aveva rapito le sette sorelle Neve: Verde Neve, Viola Neve, Gialla Neve, Nera Neve, Fucsia Neve, Marrone Neve e Rossa Neve.

Ognuna di loro aveva una particolarità e un proprio carattere: Verde Neve era brava e simpatica; Viola Neve era invece lunatica; Gialla Neve solare e positiva; Nera neve era  misteriosa e cupa, ma anche molto furba, sapeva tutto di tutti ed era la spia perfetta e nemmeno Nanonik si accorgeva della sua presenza; Fucsia Neve era patita per il canto; Marrone Neve era sempre triste e piena di sensi di colpa; Rossa Neve era la più cattiva, vendicativa e diabolica, però proteggeva le sorelle da Nanonik, poiché egli cercava in tutti i modi di sfruttarle.

Nanonik le obbligava a fare le faccende di casa, ad andare a fare la spesa, maltrattava tutte per divertimento, faceva accendere loro il camino e andare a tagliare la legna.

Dopo anni e anni di schiavitù, Rossa Neve si stancò ed iniziò a mostrare i primi segni di ribellione e le altre sorelle la seguivano e la imitavano; era un po' la capobranco e pian piano Nanonik iniziò ad accorgersi di questo ed escogitò un modo per bloccare definitivamente una possibile rivolta.

L’unica scelta che aveva era quella di avvelenarle con una mela, loro unico pasto, iniettando del veleno, cosa che fece il giorno dopo. Nera Neve per fortuna lo vide iniettare la dose letale e disse così a tutte le sue sorelle di non mangiare il frutto che Nanonik avrebbe consegnato loro.

Così fecero: alla consegna del cibo, tutte si sedettero fuori sul prato e buttarono via le mele.

Rossa Neve però disse di tenerne una e di  appoggiarla sul cesto di vimini che Nanonik avrebbe portato via. La loro speranza era che egli, come sempre faceva quando avanzava del cibo, l’addentasse. E successe proprio questo: Nanonik la mangiò con gusto e due sere dopo morì. Le sorelle vissero così felici, libere e contente nella piccola casetta di legno in campagna

 

CHANSEL E GETEL (di Aminata G.)

C’erano una volta due terribili bambini di nome Chansel (la femmina) e Getel (il maschio) che facevano disperare i loro genitori. Un giorno andarono nel bosco senza dire nulla e trovarono una piccola villetta. Per curiosità entrarono e videro una strega anziana e cosi decisero di catturarla per ottenere tutto quello che volevano. Riuscirono a imprigionarla nella gabbia dei pappagalli, ma la vecchia donna chiamò la sua fedele tigre che mangiò Chansel e Getel e la liberò.

La strega così visse felice e contenta insieme al suo fedele animale e ai genitori dei due terribili bambini.

 

I TRE LUPETTI E IL PORCELLONE GIGANTE (di Maddalena M.)

C’erano una volta tre simpatici lupetti, che al contrario dei loro genitori, erano gentili e non si sarebbero mai immaginati di uccidere un altro animale. Mamma e papà lupo erano cattivi e non risparmiavano nessuno.

Così, i tre lupetti decisero di abbandonare la tana dei genitori e di andare a costruirsene una loro. Trovarono una bellissima pianura di fianco al bosco. Il primo lupetto, il più piccolo, decise di costruire una casa di foglie, il secondo decise di costruire una tana di terra e il terzo, il più grande e intelligente, decise di farla di pietra.
Ad un certo punto, per loro sfortuna, un maialone gigante decise di costruire la sua casa proprio lì. Ovviamente i tre lupetti non erano contenti di avere un vicino così ingombrante e cercarono di opporsi al grande suino. Lanciarono quindi un ululato fortissimo che fece scappare l’animale. Il porcello promise loro che si sarebbe vendicato. I tre vissero felici fino a che il grande suino tornò, come aveva detto; sembrava molto più grande dell’ultima volta.
Con un enorme grugnito il maiale buttò a terra con facilità la prima casa, poi con qualche difficoltà la seconda, e infine con molta difficoltà la terza.  
I lupetti si rifugiarono allora nel bosco, ma nonostante ciò il maiale li trovò e li mangiò.
Per fortuna riuscirono a liberarsi grazie al fatto che il maiale li rigurgitò fuori dalla bocca, spaventato dagli ululati che sentiva provenire dal suo stomaco.
A questo punto il maiale e i lupetti si riappacificarono e insieme ricostruirono le loro case. Da quel momento in poi tutti vissero felici ed in armonia nella pianura di fianco al bosco.

 

I TRE PORCELLINI E IL LUPO ( di Lorenzo C.)                                                        

Tanto tempo fa c’era un lupo un po’ pazzo di nome Alberto, amico di tre porcellini, Prosciutto, Salame e Salsiccia. Una mattina uscì per andare alla ricerca di cibo, mentre a casa dei tre porcellini bussò un macellaio. I porcellini, pensando fosse il lupo, aprirono. Vendendo che era il macellaio, Giorgio si nascosero in punti diversi della casa. Giorgio però riuscì a trovarli tutti e tre. Poco dopo arrivò a casa il lupo Alberto e si accorse che i porcellini non c’erano, ma non si preoccupò perché non sapeva che i suoi amici stavano per entrare in un macello.

La vicina di casa, una dolce pecorella, raccontò tutto e Alberto si disperò e si  mise a piangere:” Il mio Prosciutto, Salame e Salsiccia!”.

Il giorno dopo bussò alla sua porta il cacciatore Roberto che fece fuoco contro Alberto.  Il lupo morì con il grande rammarico di non aver visto più i suoi cari amici porcellini.

 

I DUE LUPETTI (di Francesco L.)

C’era una volta una famiglia di lupi  composta da Papà lupo, che era disordinatissimo e non trovava mai le chiavi di casa e passava ore a cercarle, Mamma lupo, che ormai era disperata per colpa del Papà, ma era comunque brava a cucinare. Poi c’erano due piccoli lupetti che nascondevano le chiavi al Papà. 

Quando i lupetti crebbero se ne andarono di casa e costruirono la loro tana.

Il primo costruì un grattacielo di vetro, mentre il secondo una modernissima casa antisismica. Da quelle parti girava un maiale molto cattivo che rubava cibi ancora prima che fossero cucinati. Quando venne a sapere dell’enorme grattacielo decise di rubare il cibo che vi era al suo interno.

Si fece portare da un elicottero in cima all’alta  costruzione e da lì si calò lungo un fianco. Arrivato nei pressi di una cucina cercò di rompere il vetro.

Dopo tanti tentativi riuscì a romperlo, ma una lastra appuntita balzò via e tagliò la corda a cui era appeso il maiale che, come un grosso sacco, cadde.  Arrivato a terra, dopo 500 metri di volo, si rialzò dolorante e decise di lasciar perdere. Il lupetto che aveva costruito il grattacielo vide lo spettacolo e rise tanto. Successivamente il maiale scoprì dove si trovava la nuova casa del secondo lupetto e decise di rubare i cibi raffinatissimi che custodiva. Arrivato davanti l’ingresso cercò di entrare, ma la porte e le finestre erano blindate. Triste si arrese.

Il lupetto, toccato dalla tristezza del maiale, lo invitò a mangiare con lui a patto che si comportasse in modo educato e gentile. Il maiale accettò.

Da quel giorno divennero buoni amici e tutti vissero felici e contenti.

 

L’AGNELLO E IL LUPO ( di Tommaso b.)

C'era una volta un agnello furbo e astuto che si mise a bere presso un ruscello. Dopo pochi minuti, nella parte più alta del corso d’acqua, arrivò un lupo forte, veloce e bello. 

Il lupo disse – Perché mi intorbidi l'acqua con la tua boccuccia misera e fetida?- 

L'agnello rispose, pieno di se - Speravo che almeno un pizzico di cervello ce l'avessi, ma mi sbagliavo: l'acqua passa prima da te non ci vedi? -. 

Il lupo, furioso e  umiliato, se ne andò con la coda tra le gambe e con un’aria di smarrimento e vergogna. 

Il giorno dopo il lupo incontrò l'agnello e gli saltò addosso staccandogli una gamba. L'agnello fortunatamente sopravvisse e gli venne in mente un piano per potersi vendicare.

L'indomani mattina il lupo, non vedendo l'agnello, pensò fosse morto e quindi puntò le sue zampe contro dei sassi e cominciò a bere.

In realtà l'agnello era nascosto in un cespuglio, dietro il lupo. Con un bastone, che aveva precedentemente posizionato sotto il sasso, fece leva e provocò la caduta del lupo che si stortò la caviglia, picchiò la testa contro un altro sasso e morì.

L'agnello disse felice – Così impari: ride bene chi ride ultimo!!!

Morale: meglio essere intelligenti che considerarsi belli e forti perché l'intelligenza vince sempre...

 

IL BRUTTO ANATROCCOLO (Elena L.)

Uno a uno, i piccoli anatroccoli spuntarono dalle uova . 

La mamma li guardava tutta fiera, mentre arruffavano le piumette gialle e muovevano i primi fieri passi nel gran mondo. 

Dall'ultimo uovo che si era schiuso era uscito un bruttissimo esserino, dalle piume grigie e opache, ma non ci fece molto caso.

  • Forza, andiamo! - li esortò mamma anatra spingendoli con il becco. 

Gli anatroccoli le zampettavano dietro tutti in fila, l'ultimo arrivato era un po' timido e barcollava incerto dietro agli altri; urtò per sbaglio un sacco di farina che gli cadde addosso e lo dipinse di bianco; nessuno se ne accorse. 

Mamma anatra attraversò l'aia per mostrare agli altri animali la sua nidiata. 

Mentre sfilavano le galline indicavano l'anatroccolo bianco, chiocciando:-Avete mai visto qualcosa di tanto  carino in vita vostra? 

Il tacchino, infastidito dai complimenti che a lui non facevano mai, gli fece lo sgambetto facendolo cadere. Poi, appena il poverino si fu rialzato, lo inseguì e lo fece fuggire. 

Corse a perdifiato per i campi e si ritrovò sul bordo di un lago pieno di enormi cigni. 

Gli somigliavano, solo che loro erano più grandi e maestosi. 

Sbatté le ali un paio di volte per farsi notare e li salutò. 

Tutti erano felici di vederlo e lo accolsero nel migliore dei modi.

Il piccolo anatroccolo aveva paura dell'acqua e non volle tuffarsi con loro, non lo fece neppure  dopo, ma i cigni, gentili com'erano, non glielo fecero pesare. 

Nei giorni che seguirono conobbe gli altri "brutti anatroccoli" e pensò che prima o poi sarebbero diventati bianchi come lui e gli altri cigni più grandi.

Però si sentiva diverso:  era felice di essere candido come i cigni adulti, ma al bell'anatroccolo sarebbe tanto piaciuto somigliare ai suoi compagni, anche se le loro piume erano un po' più brutte. Avrebbe anche voluto saper nuotare bene come loro, essere come loro. 

Così un bel giorno decise di affrontare la sua paura e chiese aiuto ai suoi amici che volentieri lo aiutarono. Fece un grande respiro, prese le rincorsa e...si tuffò! 

Si sentì trascinare verso il basso, poi però agitò freneticamente le zampine palmate e tornò annaspando sulla superficie del lago. 

Non si sa come, ma riuscì a raggiungere la riva e appena si riprese del tutto si accorse che  tutti lo stavano fissando. 

All'inizio  credette che lo stessero facendo perché era entrato nel lago per la sua prima volta, ma loro sembravano più interessati alle sue piume. 

Con immensa gioia  si accorse che erano grigie come quelle degli altri perché l'acqua aveva lavato via la sua candida farina . 

Da bell'anatroccolo era diventato un brutto anatroccolo, ma questo lo rendeva fiero. Finalmente si sentiva uno di loro.

 

CAPUCCETTO GRIGIO (di Matilde B)

C'era una volta, in una foresta tetra e cupa, un lupo buono e giocherellone. Un giorno si addentrò una bambina temuta da tutti; in paese la conoscevano come Cappuccetto Grigio. Sua mamma era una donna buona e gentile.

Cappuccetto Grigio era chiamata così perché indossava sempre una mantella di color grigio e un cappuccio che le copriva la testa. Nessuno le aveva mai visto gli occhi. Un giorno la mamma le chiese di andare a trovare la nonna che abitava in fondo alla foresta. La bimba s'incamminò  senza paura. Il lupo, che stava tranquillo nella sua tana, sentì l'odore della bambina e decise di uscire e la inseguì.

Cappuccetto grigio si accorse di questo e scappo e riuscì ad arrivare a casa della nonna. Quando aprì la porta l’anziana donna prese a bastonate  il lupo che perse i sensi.

La bambina aiutò la nonna a portare l’animale  in casa , ma fortunatamente da li passava un cacciatore che sentì le lame di coltello sbattere sul tavolo e decise di entrare nella casetta. L’uomo vide il lupo disteso sul pavimento e chiamò la polizia che mise subito in carcere la bambina e la nonna. La mamma si rattristò per quanto accaduto.

Il lupo fu portato da un veterinario e si riprese presto. La nonna e Cappuccetto Grigio vissero comunque felici e contente, ma in carcere. 

 

 

IL BELLO E LA BESTIA (di Michelangelo F.)

In una remota città, viveva un bellissimo principe ricco sfondato che aveva tantissimi soldi, otto castelli, tre Lamborghini, dodici iPhone e un tre PC. 

Un giorno, mentre passeggiava beato con la sua preziosa macchina,  si perse in una foresta. Mentre la attraversava trovò un castello e incuriosito ci entrò. 

All’interno c’era una strana bestia con sembianze femminili. Il principe non si avvicinò subito poiché notò una lattina di succo chupa-chups.

- Ma tu chi sei? -  chiese la lattina - e da dove vieni? Perchè sei qui? Volevi uccidere la bestia per ricavarne un tappeto di lusso vero?! Ammettilo, ammettilo, ammettilo!!! -

Il principe rimase sbalordito e spiegò alla lattina  che si trovava li per caso perché aveva perso la strada.

– Quindi non hai intenzioni cattive. Non vuoi ucciderla? -

Il principe confermò di non avere delle cattive intenzioni e la lattina lo lasciò stare. 

Decise di avvicinarsi alla strana creatura per parlargli. Questa sembrava quasi sbalordita, immobile, pietrificata.

Il bellissimo principe, non comprendendo bene cosa fosse, decise di ritornarsene verso casa.  

La bestia rimase inizialmente immobile, ma poi lo seguì: le era bastato un solo sguardo per innamorarsi di lui. Era stato un vero e proprio colpo di fulmine.  

La bestia, arrivata a casa del principe, gli chiese di sposarlo, ma lui rifiutò. La bestia ritornò al castello in lacrime, sognando di poter incontrare in futuro un altro principe che avrebbe corrisposto finalmente il suo amore... 

 

PERFIDANEVE (di Giulia V.)

C’era una volta Perfidaneve, una bellissima, ma perfida ragazza con capelli lunghi, biondi e occhi scuri Lei era molto arrogante e presuntuosa.

La sua matrigna era molto graziosa, ma anche molto gentile. Tutti pensavano che Perfidaneve e la matrigna fossero le più belle del reame.

Perfidaneve però non era affatto d’accordo, voleva essere soltanto lei  la più bella! Per questo un giorno decise di scappare e trasferirsi in un altro regno.

Si incammonò lungo un sentiero, all'interno della foresta, fino a che non perse l'orientamento. Si era persa. Non si arrese e non ebbe paura.

Vide in lontananza una casetta, che risaltava in mezzo alla nebbia. Piano piano si avvicinò, e notò che le finestre erano piccole e la porta molto bassa.

La ragazza entrò senza neanche bussare. Davanti alla porta vide sette strani omini che la guardavano con un’espressione arrabbiata.

Perfidaneve andò avanti senza far caso ai nani, i quali le fecero lo sgambetto e lei si ritrovò per terra. La ragazza, facendo finta di niente, si rialzò.

Poi vide una zuppa calda, fumante e deliziosa che si trovava sul tavolo; senza pensarci e senza chiedere nulla, prese una ciotola e la riempì più volte, fino a svuotare il pentolone, che scaraventò a terra.

Per punirla i nani decisero che avrebbe dovuto rimanere con loro per almeno un anno a fare le pulizie e cucinare tutti i giorni.

Perfidaneve però si rifiutò e i nani decisero di chiedere aiuto alla regina, la graziosa matrigna di Perfidaneve.

Le dissero che la giovane ragazza era da loro e le raccontarono i danni che aveva combinato.

La matrigna, travestita da contadina, un giorno raggiunse la casetta nel bosco, trovò Perfidaneve e le diede una mela, il cui potere era quello di tranquillizzare e rilassare una persona perfida e cattiva.

Lo stratagemma funzionò, e la giovane diventò gentile, pacifica, simpatica, calma, adorabile e generosa. Quando finì la punizione che i sette nani le avevano preparato, tornò a palazzo, e tutti furono felici di accogliere la “nuova” Perfidaneve!

 

CAPPUCCETTO RUTTO (di Matilde M.)

C’era una volta un lupo molto tenero e gentile, che passeggiava per il bosco.

D’improvviso vide una ragazzina mezza sciatta seduta vicino ad un albero. La giovane mangiava delle focaccine, mentre ascoltava musica rocchettara.

Il lupo si fece avanti e, salutandola gentilmente, gli chiese un pezzettino di focaccia, ma lei gli rispose ruttandogli in faccia!  “Oh...Che schifo!”  urlò il lupo, e la ragazzina fece una risatina cattiva!

Dopo poco arrivò un boscaiolo che conosceva la mamma di Cappuccetto Rutto e, sentendo il rutto maleducato, le disse di smetterla perchè altrimenti avrebbe chiamato sua mamma; ma lei gli ruttò di nuovo in faccia!

Allora il boscaiolo diventò tutto rosso di rabbia e chiamò la madre della ragazzina.

Così Cappuccetto Rutto fu messa in punizione e smise di essere maleducata una volta per tutte!

 

(CLASSE 1 A , SCUOLA SECONDARIA)