Martedì 24 gennaio di quest'anno gli alunni delle classi terze hanno ricevuto delle lettere "speciali".
Riportavano testimonianze di alcuni deportati, nei campi di concentramento, durante la seconda guerra mondiale.
In particolare gli alunni della classe 3 A hanno riflettuto su quanto scritto sulle lettere e hanno pensato di scrivere una risposta anche se purtroppo questa non potrà essere letta da coloro che in quei campi di concentramento hanno perso la vita.
Sara ha risposto a Piera così:
con un numero si indica un orario, una data, si fanno calcoli matematici, ma tu sei una persona non un numero. Piera, questo è il tuo nome, questa sei tu.
Hanno provato a cancellarti, non ti volevano come persona, ma nessuno può diventare qualcosa che non è. 2268 non sei mai stata tu, era solo il simbolo di un'ingiustizia che ha provato a nascondere quello che eri, ma non lo sei mai stata, tu sei tu e questo non lo può cambiare nessuno. Non avevate documenti e non avevate la vostra identità, ma il vostro cuore batteva al ricordo del vostro nome.
Per noi sarai sempre, e solo Piera.
Francesco, a Vittorio vorrebbe dire:
vorrei sapessi che ti ringrazio e che non ti dimenticherò mai perché quello che è successo non accada mai più!
Lorenzo C. ha voluto rispondere cosi: vorrei sapessi che qui c'è chi ancora fa la guerra. A cosa serve studiare storia se facciamo gli stessi errori? Vorrei sapessi che chi vi ha fatto vivere questo, era un mostro. Loro non erano persone, tu sì. Non c'era luce nei vostri cuori, ma i loro erano neri, incapaci di battere per amore.
Michelangelo fa questa riflessione: non posso comprendere cosa tu abbia provato e non posso nemmeno capire quanto sia difficile per te parlarne, ma sono sicuro che raccontare questa cruda e brutale verità, sia la cosa migliore, per capire quanto orrendo sia stato quel periodo per voi, e per fare in modo che non riaccada mai più. Dovremmo tutti renderci conto di cos'hanno passato, non semplicemente sentire cosa hanno da dire, ma ascoltare.
Matilde M. ha risposto così: Cara Miriam, posso solo immaginare la sofferenza e il dolore che hai provato.
Chissà il freddo e il gelo che faceva. Ti prometto che non dimenticherò... Spero che la tua identità cessi di essere chiamata 1375.
Simone ha scritto: vorrei sapessi, Gregorio, che noi qui ti stiamo pensando, ricordando la tua morte ingiusta e le tue sofferenze inutili.
Riccardo ha voluto fare una riflessione per questa giornata: Oggi è uno dei giorni più importanti della storia, sono state liberate molte persone che solo perché erano di un'altra "razza", sono state maltrattate. Non ha senso che questi uomini, donne, e bambini siano morti per non aver fatto niente. Queste persone per loro erano come degli oggetti. I Nazisti e Fascisti si divertivano uccidendoli e facendogli del male. Morivano di sete, di fame, e di dolore. Nessuno di noi può capire le emozioni che provavano in quei momenti bui e dolorosi. Spero che in futuro non si commettano gli errori che sono stati commessi in passato.
Anche Fatoumata ha voluto rispondere alla sua lettera: Come ti sei sentita? Cosa hai fatto rinchiusa per mesi e mesi lì? Io non conosco la risposta. Ma immagino che non sia stato facile per te. Io sarei stata molto triste nel vedere separata dai miei fratelli e dai miei genitori. Penso che la cosa più brutta sia stata dover cambiare il tuo nome: Giuditta, con un numero: 5822, come se fossi un animale. Immagino il dolore ad essere maltrattati, picchiati, uccisi ed a dover sopportare la paura di morire, la tristezza di essere separati dalle cose che ami di più, come la famiglia. Penso che non sia giusto passare tutto ciò che hai vissuto tu. Soprattutto se non hai fatto nulla di sbagliato è come se tu fossi un fiore innocuo che viene strappato senza pietà dal suo terreno.
Lorenzo V. ha risposto così a Edith: Cara Edith, mi piacerebbe molto ascoltare la tua storia, così poi la racconterei ad altre persone in modo da non dimenticare mai quello che ti è accaduto e quello che è successo ad altre persone.
Giulia S. ha risposto così: Ciao Giuseppe, ti capisco! Molte persone della mia religione, proprio come te, hanno dovuto subire tutte quelle torture, quei maltrattamenti, soffrire la fame. Nonostante ciò, non hanno mai rinunciato a quello in cui credevano. Abbiamo una speranza!
Gli alunni ringraziano i volontari della biblioteca di Casatenovo per aver dato lo spunto, attraverso le lettere che loro hanno realizzato, per una riflessione piena su tutto quello che accadde in quei maledetti campi di Concentramento.
(La redazione della classe 3A, scuola secondaria)